MANUALE DEL

MENTAL COACHING

NEL TIRO DINAMICO


PREFAZIONE

Pratico lo sport del tiro dall’età di 9 anni, complice mio padre appassionato cacciatore e tiratore di piattello, sono iscritto alla A.I.T.P.S. (Associazione Italiana Tiro Pratico Sportivo), antenata della F.I.T.D.S. con tessera n° 900394 del 1986 (numerazione ancora americana) ed oggi, all’età di 71 anni, posso dire di aver conosciuto ogni risvolto di ogni attività connessa al Tiro dinamico.

Ho avuto diversi maestri ed istruttori ed a mia volta, da decenni, trasmetto agli allievi la mia passione e le mie tecniche. Nei decenni, ho notato che vi sono varie tipologie di maestri\istruttori\allenatori e non ho mai conosciuto una figura professionalmente completa, cioè che unisca l’insegnamento del perfetto gesto sportivo alla preparazione fisica ed ancor di più a quella mentale ed emotiva.

Mi hanno perfettamente insegnato tutte le tecniche per la corretta esecuzione di un esercizio, ma già sull’allenamento fisico è stato, per me, necessario ricorrere ad un allenatore che non aveva mai sparato un colpo e che insegnava il tennis, sport che ha in comune col Tiro dinamico la tipologia di spostamenti. Tabula rasa per il coaching mentale ed ho dovuto affrontare le mie paure, ansie, frustrazioni, agitazioni e sentimenti avversi, durante le gare finché ho appreso varie tecniche che intendo qui illustrare in maniera semplice e divulgativa.

L’errore metodologico, infatti, è quello di ritenere che un maestro della nostra disciplina possa insegnare, al meglio, la pratica sportiva e questo è vero…………fino ad un certo livello.

Un maestro potrà, anche in tempi brevi ed efficacemente, insegnare il gesto sportivo. Potrà tramandare esperienze e tecniche, sarà in grado di portare l’allievo ad alti livelli tecnici, ma il suo apporto non consentirà di superare quella barriera e quegli ostacoli che sono avulsi dalla perfetta esecuzione tecnica del gesto sportivo e che albergano nella mente dell’allievo.

A chi non è capitato di conoscere atleti, specialmente giovani, che in allenamento sono delle tigri e nelle gare, specie se di livello elevato, perdono di smalto, di concentrazione, vanno in ansia da prestazione e perdono piazzamenti largamente alla loro portata tecnica?

Che dire poi di giovani atleti che hanno raggiunto un enorme bagaglio tecnico, ma non riescono a sfruttarlo ed a progredire, nella classifica, per evidenti deficit di allenamento fisico o errata respirazione?

In conclusione, preziosi sono i maestri “praticoni” che, più o meno brillantemente, insegnano le tecniche ed il gesto sportivo, ma, arrivato l’allievo ad un certo livello, spesso non sono in grado di fargli fare quel salto di qualità che li porterebbe da grandi tiratori a….veri campioni.

Si badi bene, stiamo parlando di piccole percentuali di miglioramento, spesso intorno al 4 o 5 %, ma, se si guardano le classifiche internazionali, basta meno per passare dal 8° al 1° posto.

Ovviamente l’odierna dissertazione, destinata all’allenamento di tiratori “di vertice”, sarà utile anche per giovani tiratori di livello medio-alto, che verranno spronati e motivati nella pratica sportiva che, non dimentichiamolo, è palestra di vita anche fuori dagli stages.


COS’E’ IL MENTAL COACHING ?

Molteplici sono le definizioni, che fanno riferimento spesso alle organizzazioni ed associazioni internazionali scientifiche e professionali di psicologia dello sport, ma il mio concetto è più profondo, in quando destinato ad essere elemento di collegamento di tutte le componenti dell’atleta: formazione atletica di base, erudizione tecnica sulla perfetta esecuzione del gesto sportivo, respirazione, favorevole condizione mentale ed emotiva, corretta alimentazione e stili di vita, entusiasmo ed ambizione.

Data l’enormità della materia, mi intratterrò esclusivamente sul trattamento della mente dell’atleta, sulla regolazione psicologica legata allo sport del Tiro dinamico, con un’ottica bidirezionale: da una parte le caratteristiche e le dimensioni psicologiche che influenzano la prestazione sportiva; dall’altra gli effetti della pratica motoria e sportiva sulle caratteristiche psicologiche della persona.

Sposo l’assunto veicolato nel position paper della Fédération Européenne de Psychologie des Sports et des Activités Corporelles (FEPSAC), ove si dichiara che “la psicologia dello sport e dell'esercizio fisico riguarda i fondamenti psicologici, i processi e le conseguenze della regolazione psicologica di tutte le attività collegate allo sport”.

Il Mental coaching dovrà, quindi, occuparsi delle differenti dimensioni psicologiche del comportamento umano, come ad esempio quella affettiva, quella cognitiva, quella motivazionale o quella sensorimotoria che avranno valenza nella prestazione sportiva. Dovrà focalizzare, in particolare, il comportamento umano dell’allievo, collegato all'attività fisica che si svolge in un ambiente competitivo, educativo, ricreativo, preventivo o riabilitativo, ed include l'esercizio fisico collegato alla salute.

Si tratta quindi di una disciplina che tiene conto degli aspetti psicologici, relazionali, cognitivi, sociali.

Dopo aver risolto i sempre presenti deficit atletici, dopo aver insegnato perfettamente tutte le tecniche di ingaggio dei bersagli, in ogni situazione di tiro, dopo aver prescritto una dieta corretta ed un parimenti corretto stile di vita, dopo aver instillato entusiasmo e motivazione nel suo allievo, dopo aver ottenuto una soddisfacente performance in allenamento, spesso, dopo una gara importante, culminata con risultati non troppo soddisfacenti, si sentirà dire : “non riuscivo a tirare come sapevo”, “ero distratto, assente, avevo difficoltà a concentrarmi, ero in balia dei risultati del mio avversario”, “la paura di sbagliare mi bloccava l’azione”,“ho fatto due miss e non me ne sono accorto”,“i miei pensieri mi riportavano sempre all’errore fatto prima e non riuscivo a liberarmene”, ecc. ecc.

Anche i migliori atleti tiratori, chi più chi meno, si soffermano sulle prestazioni passate o si

preoccupano delle azioni future e potrebbero perdere la concentrazione sulle loro situazioni attuali.

Tali atleti si occupano dei loro pensieri e sentimenti, invece di immergersi completamente nel momento presente (Moore, 2009)”.

Per questi motivi ho pensato di spiegare, in forma divulgativa la tecnica definita “mindfulness” nella preparazione mentale, poiché consente di intervenire su aspetti quali l’attenzione, la consapevolezza emotiva, la regolazione dell’attivazione attraverso la consapevolezza di sé nel momento presente.

La mindfulness nello sport ha trovato applicazione in diverse discipline già dagli anni ottanta. Essa insegna agli atleti a concentrare tutta la loro attenzione su ciò che fanno nel momento, senza formulare dei giudizi e liberandosi dei pensieri negativi.


LA MILDFULNESS

NELLA PREPARAZIONE MENTALE DEL TIRO DINAMICO

Il Tiro dinamico è uno sport di attacco per eccellenza, molto veloce ed istintivo. L’esecuzione di ogni stage richiede una tale rapidità di azione e di svolgimento che diviene essenziale rimanere concentrati sul presente, presenti nel qui ed ora, colpo dopo colpo; l’atleta che durante l’azione di fuoco rimane distratto dai suoi pensieri, che rimane nel passato a rimuginare su eventi avversi (decisioni dell’arbitro, suoi errori, ecc.) o si proietta nel futuro, (pensando a “cosa succederà se…”, “che risultato farà il mio diretto rivale?”) ha poche possibilità di essere attento nel presente e ha ridottissime probabilità di riuscita.

Agire momento per momento senza giudizio e senza farsi condizionare dai pensieri ostacolanti è un elemento essenziale per la performance in tutti gli sport, in particolare per il Tiro dinamico!

Non bisogna sottovalutare tale status mentale in quanto la scienza ha dimostrato che per circa la metà del nostro tempo di veglia non siamo presenti a noi stessi, ma siamo distratti da pensieri, preoccupazioni ed elucubrazioni mentali su esperienze negative, che hanno una ricaduta sulla prestazione e sul benessere (Killingsworth & Gilbert, 2010).

I programmi e le tecniche di mindfulness, che illustrerò di seguito, insegnano pertanto a riconoscere ed accogliere i pensieri, le emozioni e le sensazioni che governano la nostra mente, momento dopo momento; consentono un’ottimale condizione di presenza mentale, allenando la capacità intenzionale di portare l’attenzione al momento presente in modo non giudicante; portano ad incrementare la meta-consapevolezza, intesa come maggior consapevolezza nel momento presente rispetto agli stimoli interni ed esterni (pensieri, emozioni, sensazioni in gara e non), incrementando le capacità di attenzione e concentrazione, in allenamento e in gara, con sviluppo della capacità di autoregolazione emotiva, di gestione dell’ansia agonistica e la regolazione di un’attivazione ottimale.

La materia del Mindfulness, praticamente sconosciuto nell’ambiente del Tiro dinamico, è ampiamente applicato, specialmente agli atleti giovani, e teorizzato in approcci consolidati tra cui il “Mindfulness Acceptance Commitment” (Gardner & Moore, 2012) ed il “Mindful Sport Performance Enhancement” (Kaufman ed altri, 2009).

In particolare, dove viene applicata tale tecnica, l’attività segue il calendario e le modalità degli incontri, con gli atleti, già consolidata negli anni precedenti (incontri collettivi con cadenza quindicinale, durata di 1 ora, incontri individuali stabiliti direttamente con maestri e atleti).

La finalità del programma è quella di promuovere nell’atleta la consapevolezza di sé e del momento presente, e l'accettazione dei propri pensieri ed emozioni.

Gli obiettivi riguardano sia aspetti di consapevolezza, sia l’apprendimento di tecniche per un ottimale impiego delle risorse nella routine di allenamento settimanale (respirazione, visualizzazione, movimenti e gesti tecnici in consapevolezza, ecc.).

Nello specifico, gli obiettivi principali sono:

Per quanto riguarda le attività svolte, ogni incontro è strutturato con degli esercizi iniziali di centratura breve (es. respiro, stretching) ed un’attività principale di consapevolezza e attenzione, come: rilassamento mediante visualizzazione, meditazione sul respiro o sul corpo (con body scan).

ALCUNI ESERCIZI DI MINDFULNESS

Tenendo conto che un programma di mindfulness debba essere flessibile e adattabile al contesto e agli atleti coinvolti, riportano sinteticamente alcuni esercizi che normalmente utilizzo:

A

Esercizi di base:

- consapevolezza del respiro (mindfulness of the breath): si tratta di portare attenzione al proprio respiro e divenirne consapevoli; oltre a favorire la concentrazione e la riduzione dell’ansia, è un esercizio utile per incrementare la consapevolezza momento dopo momento, riconoscere il proprio stato emotivo e le sensazioni che governano la mente.

Quando farlo: non c’è un limite, può essere svolto in vari momenti della giornata, più volte al giorno (anche in allenamento o in gara durante i momenti di pausa);

- consapevolezza di un minuto: breve pratica meditativa (1’), non strutturata, da ripetere più volte. L’atleta in tempi cadenzati (ogni ora, ad orari stabiliti, ecc.) porta l’attenzione alla sua mente in maniera non giudicante, aiutandosi con la respirazione; l’atleta diviene osservatore della sua mente, riconosce le sue modalità di funzionamento che lo allontanano dal qui e ora, riconosce i pensieri, le sensazioni, le distrazioni, le rimuginazioni.

In questo modo diviene consapevole delle modalità di funzionamento della sua mente e impara a riconoscere quando non è presente a sé stesso.

Quando farlo: più volte nell’arco di una giornata.

- pratiche “informali” collegate alla prestazione: si tratta di portare l’attenzione e la consapevolezza,

momento dopo momento, alle azioni sportive di routine (come effettuare lo stretching o alcune azioni tecniche in maniera consapevole); l’atleta impara ad osservare le proprie sensazioni legate al gesto tecnico o motorio, ne diviene consapevole (sente il muscolo che si allunga/contrae, sente la tensione dell’impugnatura dell’arma, ecc.) allo scopo finale di potenziare la memoria muscolare connessa al gesto sportivo.

B

Esercizi per la regolazione dell’attivazione e gestione dell’ansia:

- decentramento/defusing: osservazione distaccata dei propri pensieri, emozioni e sensazioni fisiche, in uno stato di calma e rilassamento indotta attraverso la respirazione controllata;

Meditazione in varie forme:

- meditazione sui suoni e sui pensieri; meditazione immaginando di essere su un lago o sulla cima di una montagna;

- meditazione sul respiro e sul corpo (body scan): l’atleta viene invitato a portare la sua attenzione sulle varie parti del corpo (come in uno scanner) e a stare lì, “sentendo” il proprio corpo e prendendo consapevolezza del proprio livello di attivazione, delle aree più in tensione, ecc;

- esercizio di centratura breve: consiste nel prestare attenzione al momento presente del corpo fisico, delle emozioni, dei pensieri e del nostro centro.

Quanto sopra è utile all’atleta per centrarsi, per trovare il suo punto di riferimento, per fermarsi prima che gli schemi automatici reattivi entrino in funzione.

C

Esercizi per l’incremento dell’attenzione e concentrazione:

- focalizzazione dell’attenzione (seeing exercise): consiste nell’osservare per 2-3’ la sua arma in maniera non giudicante, portando l’attenzione su tale oggetto; ogni volta che la mente inizia a vagare si riporta l’attenzione sull’oggetto.

Aiuta ad orientare l’attenzione per collocarsi nel presente.

Il target dell’attenzione può essere anche il proprio mondo interiore: in tal modo l’atleta impara a concentrarsi su percezioni fisiche, sensazioni interne e pensieri determinati dal contatto dell’arma impugnata;

- meditazione sul focus attentivo; aiuta l’atleta a riconoscere il suo focus dell’attenzione abituale e

momentaneo (interno/esterno, ristretto/allargato) e se è appropriato al momento di gara.

Attraverso questo tipo di esercizio, l’atleta, traguardando le mire della sua arma, impara a modificare il suo focus attentivo (es. ristringerlo o allargarlo), a dirigerlo correttamente a seconda delle circostanze e diviene anche consapevole dei pensieri o dei fattori distraenti;

-analisi, recupero del centro (utilizzando il respiro), visualizzazione della prossima azione di tiro;

preparazione mentale di tale azione immaginandone la corretta esecuzione.

            Tali pratiche meditative, in altri sports, sono state utilizzate con ottimi risultati anche negli atleti Junior (Furrer, Moen e Firing, 2015; Petterson e Olson, 2016) e sono state accolte dai giovani atleti e dai loro maestri con grande apertura ed interesse.

Alcuni atleti hanno avviato un percorso personale che va oltre l’interesse sportivo.

Tuttavia, un limite nell’introduzione di un approccio mindful nella preparazione mentale del tiratore sportivo è che, per avere efficacia, è necessaria una pratica quotidiana, assidua e costante degli esercizi e delle attività.

La mindfulness ha più probabilità di portare cambiamenti duraturi nell’atleta e conseguenti miglioramenti nelle performance se incontra la disponibilità ad allenarsi con continuità anche al di fuori del campo di tiro.

Il punto focale, quindi, non è se la mindfulness possa funzionare con gli sportivi, già attestato

da tanti contributi in letteratura (Bernier ed altri, 2009; Furrer ed altri, 2015; Gardner e Moore, 2004; Thompson ed altri, 2011), ma il fatto che per avere risultati tangibili, le attività richiedono elevata motivazione, costanza e continuità applicativa.

In questo, due elementi possono fare la differenza: il coinvolgimento di tutto lo staff tecnico oltre agli atleti ed il non aspettarsi risultati immediati.

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